Un giorno favorevole per la libertà religiosa
Introduzione
Proprio in Germania di recente si è dibattuto nelle più alte corti il riconoscimento dei Testimoni di Geova da parte dello Stato. Gli oppositori dei Testimoni di Geova hanno tentato di far negare questo riconoscimento cercando di evidenziare un presunto «conflitto» tra la lealtà allo Stato e la posizione dei Testimoni in materia politica. È, infatti, noto che i Testimoni in politica sono completamente neutrali, una neutralità che si realizza anche nella loro astensione dal voto.
Gli oppositori però hanno fallito in questo intento perché la Corte Suprema della Federazione tedesca ha dato loro torto. Pochi giorni dopo sul giornale Die Welt è apparso un interessante articolo del prof. Ghererd Besier dal titolo “Un giorno favorevole per la libertà religiosa” [Ein guter Tag für die Religionsfreiheit] nel quale il prof. Besier presenta delle interessantissime riflessioni sull’eventuale conflitto tra la lealtà allo Stato e la lealtà alla propria religione con, nello sfondo, il riconoscimento di quest’ultima da parte dello Stato.
Siamo in grado di fornirvi in italiano questo illuminante articolo.
Un giorno favorevole per la libertà religiosa
Il 19 dicembre il Secondo Senato della Corte Federale Costituzionale (BVG) della Germania doveva deliberare su un ricorso dei testimoni di Geova tedeschi. Nel 1991 la comunità religiosa aveva presentato a Berlino richiesta di riconoscimento dello stato giuridico (KdöR), che la Corte Federale Amministrativa (BVerwG) aveva respinto il 26 giugno 1997, basando la sua convinzione sul fatto che i “Testimoni” mancassero della dovuta lealtà allo stato. Con intensa attenzione le comunità religiose stavano ad osservare come la Corte Suprema avrebbe valutato lo stato delle cose.
Chi lesse la sentenza del BVG non poté credere ai propri occhi leggendo i commenti usciti sui giornali il giorno dopo. Sia i giornali liberali che quelli conservatori sembravano non voler capire che questa sentenza dovesse significare una frana politico-religiosa simile alla “sentenza-capestro” di cinque anni prima. È certamente necessario metter da parte gli eventuali timori di una “rivalutazione” di religioni già “fondamentaliste” o, da un’altra prospettiva, una “svalutazione” delle “chiese ufficiali”.
La Corte Federale Costituzionale annullò la sentenza della Corte Federale Amministrativa, ritenendola lesiva del diritto di uguaglianza sancito dalla Costituzione a tutte le comunità religiose, e rinviando il caso alla Corte Federale Amministrativa. L’ampia motivazione della Corte Costituzionale si basava sui seguenti criteri: “Una comunità religiosa, per acquisire il riconoscimento dello stato giuridico, dev’essere ossequente alle leggi”. Vale a dire che “deve garantire la sua ubbidienza alle leggi vigenti e l’esercizio del potere sovrano conferitole solo se in sintonia con le leggi costituzionali e con altri obblighi legali”. Deve garantire inoltre che la sua futura attività non comprometta determinati principi costituzionali fondamentali. Come tali vanno intesi sia gli altrui diritti costituzionali tutelati dallo Stato che i principi fondamentali del diritto alla libertà religiosa e della religione di Stato sancito dalla Costituzione. “La Costituzione non richiede che la lealtà allo Stato oltrepassi questi limiti”.
La Corte Costituzionale è del parere che i testimoni di Geova, in virtù del loro concreto comportamento, non diano alcun motivo di dubitare della loro ubbidienza alle leggi. Lo Stato non deve giudicare i loro principi religiosi né la loro struttura organizzativa, per non venire meno al dovere di neutralità al quale deve attenersi nei confronti di tutte le comunità religiose. È stato sottolineato ancora una volta da Hassemer, relatore e giudice della Corte Costituzionale, che nella Repubblica Federale Tedesca non dovrebbero esistere religioni di stato e che nessuna comunità religiosa possa di conseguenza pretendere speciali privilegi rispetto alle altre religioni. Che non debba fare testo l’opinione che ciascuna religione ha delle altre. Questo principio di parità di tutte le religioni e confessioni è stato nuovamente enfatizzato dalla Corte Costituzionale in sintonia con la nostra Costituzione.
Nel proseguo della motivazione della sentenza si legge inoltre che il riconoscimento dello stato giuridico non autorizza lo Stato a pretendere dalle comunità religiose una speciale lealtà in contraccambio del potere sovrano e dei privilegi conferiti a loro. Piuttosto, questo speciale stato giuridico serve allo sviluppo del loro specifico carattere religioso. La Corte Costituzionale confermò che lo stato giuridico conferisce ad un’istituzione una posizione privilegiata nella società rispetto allo stato di diritto privato: accanto ad altri favori, maggiori possibilità d’influenza, che comunque accrescono anche il pericolo di eventuali abusi.
La Corte Costituzionale confermò anche il diritto a riserve morali dettate da convinzioni religiose verso leggi statali. In casi limite i membri di una comunità religiosa potrebbero dare ai loro principi religiosi la priorità sulle leggi dello Stato. Anche questo comportamento non compromette il diritto al conseguimento dello stato giuridico. I testimoni di Geova non mirano a sovvertire lo Stato costituzionale. Piuttosto, hanno mantenuto verso ogni autorità superiore una posizione neutrale. D’altra parte hanno anche mostrato rispetto allo Stato costituzionale riconoscendolo come un transitorio ordine sociale tollerato da Dio. Veramente, lo Stato costituzionale si aspetterebbe che i suoi cittadini vadano a votare, tuttavia non esiste alcun obbligo in tal senso. L’astensione dalle elezioni non lede alcun principio democratico e non mira a destabilizzare la democrazia.
Alla controparte rappresentata dalla Corte Amministrativa resta l’incombenza di produrre le prove che i testimoni di Geova danneggino il bene altrui. I delegati al controllo delle sette da parte delle “chiese ufficiali” affermano che i principi educativi impartiti dai testimoni di Geova ai loro figli compromettano il loro benessere. Tuttavia questo è contraddetto dai processi su cause familiari, in cui vengono eseguite anche perizie psicologiche.
Comunque vadano le cose nel futuro, per il diritto costituzionale della libertà religiosa il 19 dicembre 2000 è stato un grande giorno.
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Tratto dal giornale Die Welt del 28 dicembre 2000 pag. 8
Un’altra vittoria dei Testimoni che, secondo Besier, Professore di storia ecclesiastica all’Università di Heidelberg, va a vantaggio della libertà di tutte le religioni. Ancora una volta i Testimoni di Geova si sono dimostrati un baluardo delle libertà civili, a dif erenza di come sono falsamente presentati dagli oppositori.