Il fascino della libertà illusoria
La parola “Libertà” ha un fascino irresistibile su tutti gli esseri umani. Rispondendo alla domanda: Siete liberi? La maggioranza risponderà di sì. Ma siamo proprio sicuri di esserlo? La libertà, secondo molti, significa essere liberi di poter dire e fare le proprie scelte, quindi se qualcuno vuole per esempio fumare, deve essere libero di poterlo fare. Il paradosso di questa libertà è che si diventa schiavi del fumo. Si può dire onestamente che questa è libertà?
Molti, quindi, hanno abusato di questa parola per persuadere e toccare i sentimenti più profondi di persone che non la conoscono. Milioni di persone hanno combattuto per essa. Alcune sono anche morte per essa. È davvero uno dei beni più preziosi che l’uomo abbia. Un’enciclopedia definisce la libertà “la facoltà di fare delle scelte e di attuarle”. E aggiunge: “Da un punto di vista legale, gli uomini sono liberi se la società non impone loro alcun limite ingiusto, inutile o irragionevole”. – The World Book Encyclopedia
Il concetto sembra semplice. In pratica però, pare quasi impossibile che gli esseri umani si mettano d’accordo sui limiti che la libertà deve avere. Per esempio, alcuni ritengono che lo Stato debba tutelare la libertà dei cittadini mediante leggi. Altri sostengono che le pastoie di cui i cittadini devono liberarsi sono proprio quelle leggi! E' evidente che libertà non significa la stessa cosa per tutti. Forse la libertà di cui si discute più accesamente è quella di religione, definita il diritto di credere e praticare la fede che si preferisce.
Secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, “ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”. Questo include il diritto di “cambiare religione o fede”, nonché la libertà di manifestare “la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nella osservanza dei riti”. – Articolo 18.
Di sicuro ci aspetteremmo che l’Italia, i parlamentari, studiosi e critici che hanno veramente a cuore il benessere dei loro cittadini garantiscano tale libertà. Purtroppo non è sempre così. Visto che la religione tocca i sentimenti più profondi di molti, alcuni governi sono molto legati a una determinata religione e considerano le persone di altre fedi una minaccia all’autorità politica. Un governo può anche considerare politicamente pericolosa una religione perché le religioni possono mettere la fedeltà a Dio al di sopra dell’ubbidienza allo Stato. Ecco perché alcuni dicono che i testimoni di Geova reprimono la libertà degli individui; ma le loro affermazione sono vere? La nostra costituzione dichiara che la libertà personale è inviolabile, poiché ogni restrizione di libertà è regolata dalla legge. Se i testimoni di Geova reprimono la libertà degli individui è essenziale trovare risposte veritiere e convincenti a queste domande perché ne va della vita e della salute mentale di molti cittadini e di milioni di testimoni di Geova. Da notare che se chiedete ad un testimone di Geova se si sente schiavo all’interno dell’organizzazione vi dirà di no, anzi vi citerà una scrittura dal vangelo di Giovanni 8: 32 che dice: “conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi”. Quindi, tutti i testimoni di Geova si sentono liberi. Se i testimoni si sentono liberi come mai alcuni dicono il contrario?
Alcuni potrebbero avanzare l’idea che i testimoni di Geova non si rendono conto della loro salute mentale per il semplice fatto che sono completamente condizionati dalla loro religione e non riescono a vedere la realtà. Solo chi è di fuori riesce a capire meglio lo stato di salute mentale dei testimoni. Secondo loro un testimone di Geova non può parlare di libertà in maniera obiettiva e realistica. Se questa teoria è corretta vuol dire che nessuno che appartenga a qualsiasi organizzazione religiosa, scientifica o politica può parlare obbiettivamente delle sue idee essendo egli stesso completamente immerso e circondato da persone con le stesse sue convinzioni e ceto sociale. Per esempio, nessun sacerdote può parlare della propria religione essendo completamente circondato da un ambiente cattolico. Lo stesso vale per un politico o un scienziato. Quindi, l’accusa secondo cui un testimone di Geova non può essere obbiettivo nelle sue ricerche è completamente infondata e meschina.
Mi ha colpito molto il metodo che alcuni usano per dimostrare che i testimoni di Geova reprimono la libertà degli individui. Questo metodo è semplicemente un test di domande. Se un testimone di Geova risponde di no vuol dire che non è libero. Se risponde di sì vuol dire che è libero. Ecco le loro domande:
Può un testimone di Geova avere nella sua congregazione libertà di pensiero, di parola ed azione?
Può un testimone di Geova avere un parere personale diverso dall’interpretazione della Bibbia che viene data dalla loro organizzazione?
Può un testimone di Geova prendere decisioni personali diverse dalle regole dell’Organizzazione senza subire la disassociazione?
Qual è la mia risposta a queste domande? Prima di rispondere, preferirei aggiungere delle altre domande consimili le quali ci aiuteranno a dare risposte obbiettive e sincere.
Può un soldato avere un parere personale diverso dal suo superiore o dal suo governo rifiutando di combattere una guerra che considera sbagliata senza per questo essere accusato di tradimento?
Può un sacerdote, un teologo o un prete cattolico avere libertà di pensiero, di parola e di azione insegnando che il celibato è sbagliato senza essere dimesso dalla sua carica?
Può una suora di clausura avere libertà di azione truccandosi con un bel rossetto rosso, tingersi i cappelli e vestirsi come vuole senza essere giudicata male dalla Madre superiore?
Può un cittadino secondo la sua coscienza avere libertà di azione rifiutando di pagare le tasse che considera eccessive ed ingiuste senza rischiare una multa salata o addirittura la prigione?
Può un bravo autista prendere decisioni che divergono dalle regole del codice della strada correndo per esempio in un centro abitato a più di 50Km/h solo perché la sua coscienza gli dice che non c’è niente di male nel farlo, forse perché vede che non c’è nessuno per strada?
Può un lavoratore o un impiegato prendere sempre delle decisioni che ritiene corrette ma che sono diverse dalle direttive della sua ditta senza subire il licenziamento?
Che risposta dareste a queste domande? Secondo voi le regole reprimono la libertà individuale? Secondo me se (come penso) avete dato risposte sincere a queste domande non ha più senso rispondere alle accuse mosse contro i testimoni di Geova.
Ad ogni modo ecco le mie risposte:
Posso io (testimone di Geova) avere nella congregazione libertà di pensiero, di parola ed azione? Si e no. Come persona nata libera mi è lecito pensare quello che voglio e mi è lecito dire quello che voglio perché è in armonia con il mio credo. Per questo motivo diventai un testimone di Geova. Se quello che penso e dico e faccio non è in armonia con gli insegnamenti dei Testimoni di Geova non ho più motivo di esserlo.
Posso io (testimone di Geova) avere un parere personale diverso dall’interpretazione della Bibbia che viene data dall’organizzazione? Si e no. Se un’interpretazione è il risultato di una riflessione dove non esiste un principio biblico esplicito posso aver un parere personale, se invece un’interpretazione è il risultato di una verità fondamentale e di un principio biblico chiaro dovrei rispettarlo. Proprio come pagare le tasse, tutti noi possiamo avere pareri diversi ma alla fine dobbiamo pagarle.
Va notato che esiste una netta distinzione fra libertà limitata e schiavitù. La libertà entro i limiti stabiliti reca felicità; la schiavitù ad altre persone, alle debolezze o a ideologie errate causa oppressione e infelicità. La libertà va pure distinta dall’autodeterminazione, vale a dire dall’ignorare le leggi e decidere per proprio conto ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Questo causa violazioni dei diritti altrui. La vera libertà è delimitata dalla legge, che consente la piena espressione del singolo individuo in modo corretto, edificante e utile, e che riconosce i diritti altrui, contribuendo alla felicità di tutti. Questo è il pensiero dei testimoni di Geova riguardo la libertà dei singoli (vedi Perspicacia nello Studio delle scritture vol. 2 p. 134-5). Quindi, ubbidire a certe regole dipende dalla nostra scelta, sia essa una fede religiosa, politica o di altra natura. Seguirle non è una schiavitù. In realtà il problema di molti critici è quello di considerare normali le proprie regole e schiavitù quelle degli altri.
Perché mai l’ubbidienza di un soldato è considerata come libera scelta e un atto di fedeltà mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
Perché mai l’ubbidienza di un sacerdote o di una suora alle regole della chiesa è considerata come libera scelta mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
Perché mai l’ubbidienza di un lavoratore o di un dipendente è considerata come un esempio da seguire mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
Perché mai un autista che ubbidisce al codice della strada è considerato come cittadino modello mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
Personalmente non riesco a trovare logiche e ragionevoli le accuse di alcuni critici, religiosi, ex testimoni di Geova e studiosi, nate evidentemente dal fatto che non piacciono alcune regole. Sotto il profilo morale, possiamo dire che le condizioni perché ci sia una vera libertà sono il rispetto dei diritti degli altri e l’adempimento dei propri doveri civili e morali. Va ricordato che non si hanno libertà e diritti senza corrispondenti doveri: la Costituzione Italiana dedica tutta la sua prima parte ai diritti e i doveri dei cittadini. L’adempimento del proprio dovere richiede spesso abnegazione.
Le regole che i testimoni di Geova osservano sono accettate e non imposte da alcuno. Ogni testimone sa che “ogni cosa gli è lecita; ma non ogni cosa è vantaggiosa, come dice la Bibbia in 1 Corinti 6:12. I testimoni di Geova osservano le regole della loro organizzazione perché sanno che queste sono vantaggiose a livello spirituale ed organizzativo, evitano certe cose non perché non possono farle, ma perché non vogliono farle. C’è una netta differenza tra non poter fare una cosa e non volerla fare.
Perché mai l’ubbidienza di un soldato dovrebbe essere considerata come un atto di fedeltà mentre l’ubbidienza dei testimoni di Geova alle regole della propria religione è considerata una schiavitù?
I Testimoni di Geova e il conformismo
Accettare tali regole non vuol dire nemmeno, come asseriscono alcuni, essere schiavi del conformismo. Il conformismo è l’accettazione passiva delle idee, delle norme, dei valori o dei comportamenti della maggioranza di un gruppo o società a cui si appartiene, sia essa un organizzazione politica, religiosa o di altra natura alla quale si è sottoposti. Quelli che accusano i testimoni di Geova di essere schiavi del conformismo dimenticano che esso, volente o nolente, si trova in ogni società e non ha sempre una connotazione negativa. Per esempio, un Dizionario politico dice che “il conformismo è un potente fattore di uniformità sociale. Il conformismo si traduce infatti nella uniformità delle idee, dei valori e dei comportamenti diffusi nell’ambito di un determinato gruppo sociale.” Inoltre, nelle società ci vuole “un certo grado di uniformità sociale, intesa come accettazione diffusa dei valori e delle prassi sociali dominanti”. Questa uniformità sociale è considerata come un “cemento insostituibile del funzionamento regolare e della persistenza di ogni sistema sociale o politico concreto; e, per il mantenimento di tale uniformità sociale, è utile e forse necessario un qualche grado di conformismo.” (Dizionario di Politica, UTET 1990 diretto da Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e Cianfranco Pasquino p. 204).
Il fatto che i testimoni di Geova ubbidiscano alle regole della loro organizzazione non vuol dire che sono privi di personalità o di libertà di coscienza. Lo scrittore Mario Stoppino dice che “non sono conformismo tutte le forme di conformità motivate da una credenza favorevole alla direttiva o a qualche altro aspetto del potere” inoltre aggiunge, “La conformità motivata dal timore di una sanzione non è, di per sé, conformismo, del pari, non è conformismo la conformità motivata dalla promessa di una ricompensa”. (Ibid. p. 204) Quindi, l’ubbidienza dei testimoni di Geova alla regole della loro organizzazione non può essere considerata un conformismo negativo. I testimoni di Geova ubbidiscono alle regole perché ne condividono in proprio il contenuto, e l’ubbidienza all’organizzazione è motivata dalla accettazione della sua legittimità in una data sfera di azione.
Stesso tipo di conformismo si trova in ogni società umana. Facciamo qualche semplice esempio. L’anno scorso la Ferrari ha vinto il mondiale. Tutti gli italiani sono stati contenti, ma questo comportamento non è forse conformistico? Come mai gli italiani amano la Ferrari e non la McLaren? Nel gioco del calcio regna lo stesso spirito. Gli italiani faranno il tifo per una squadra non italiana? Non c’è bisogno di dare una risposta, vero? Questo tipo di conformismo passa inosservato perché va bene per tutti. Anche nel mondo scientifico c’è il conformismo. Guy Sorman, parlando dello psicologo Thomas Szazs, scrisse: “Poche università del mondo supporterebbero il non-conformismo del prof. Szasz” indicando così che il mondo della psicologia è completamente conformista (Guy Sorman, I Veri Pensatori del nostro tempo – Longanesi Milano 1990 p.123).
Come vediamo, il conformismo è umano, nel caso dei testimoni di Geova non può essere considerato un male e fare regole non è sbagliato. Cicerone una volta disse: “Noi obbediamo alla legge per poter essere liberi” quindi “la subordinazione alla legge non è incompatibile con la libertà morale e con la libertà umana” a meno che le leggi non siamo ingiuste (Edward N. Luttwak e Susanna Creperio Verratti, Il Libro delle Libertà – Mondadori I Ed. ottobre 2000 p. 101).
Inoltre, tutte le organizzazioni del mondo hanno e fanno regole, cominciando da Dio, la famiglia, la scuola, le chiese, lo stato, i partiti politici, il mondo dello spettacolo il mondo del lavoro etc. Considerando ciò che dicono alcuni critici sulla libertà dei testimoni di Geova, mi viene un dubbio sulla loro professionalità accademica, morale e politica. Credo che molti di loro non abbiano mai capito cosa vuol dire veramente la libertà. Alcuni cittadini e parlamentari che sono stati molto sensibili alla forza magica delle parole influenzati da queste accuse, mandarono a D’Alema migliaia di fax da ogni parte d’Italia, dal Veneto alla Puglia alla Toscana per non firmare l’intesa dello stato con i Testimoni di Geova. Proprio bravi questi politici! Posso come cittadino libero accettare la tesi di coloro che considerano le loro regole come libera scelta mentre considerano le regole altrui come un male? Queste persone stanno dimostrando di essere contro la libertà per cui stanno lottando, reprimendo la libertà dei singoli testimoni i quali vogliono vivere il proprio credo. La loro lotta per la libertà sta calpestando i diritti della libertà dei testimoni di Geova. Per fortuna, Il 20 Marzo a ROMA è stata firmata a Palazzo Chigi l’intesa tra lo Stato italiano e i Testimoni di Geova.
Conclusione
In nome di una maggiore libertà per tutti, lo stato emana delle leggi che limitano certe libertà individuali. Alcune questioni legate alla libertà che attualmente vengono dibattute in molti paesi europei sono: fino a che punto le leggi dovrebbero interferire nella vita privata dei cittadini? quanto sono efficaci? come influiscono sulla libertà?
Il dibattito sulle libertà collettive e su quelle individuali è stato portato alla ribalta dai mezzi di comunicazione accusando i testimoni di Geova di oppressione e totalitarismo. Si proclama con orgoglio che L’Italia è la patria dei valori di libertà, uguaglianza, fraternità. Eppure, per quanto riguarda la libertà di religione e di opinione, proprio in Italia molti ricorrono a mezzi di comunicazione per incoraggiare le persone a respingere i testimoni di Geova. Personalmente ritengo che azioni di questo genere rappresentino un pericolo per la libertà degli individui. Ci può essere vera libertà solo se lo stato e i cittadini trattano allo stesso modo tutti i gruppi religiosi che rispettano e osservano la legge. Questo presupposto viene a mancare nel momento in cui lo stato decide arbitrariamente quali gruppi religiosi non siano da ritenersi religioni, negando loro in questo modo i benefici che lo stato concede alle religioni. Il sacro concetto di libertà di religione suona vuoto quando lo stato o alcuni parlamentari e cittadini si arrogano il diritto di certificare le religioni nello stesso modo in cui emette le patenti di guida. Questo modo di fare porta, consapevolmente o inconsapevolmente, al totalitarismo.
La libertà dei testimoni di Geova è in pericolo anche quando gli accusatori, alcuni parlamentari e politici nonché la chiesa, detengono il monopolio dei mezzi di informazione. Purtroppo, questo è quanto avviene anche in Italia. Ad esempio, per stabilire cosa è corretto sul piano religioso, alcune organizzazioni antisette si sono autoinvestite dei ruoli di pubblica accusa, giudice e giuria e poi hanno cercato di imporre al pubblico, attraverso i mezzi di comunicazione, il loro punto di vista fazioso. Ma così facendo, queste organizzazioni dimostrano lo stesso spirito settario che dovrebbero combattere, e rischiano di creare un clima di caccia alle streghe. La questione è semplice: i cittadini che non violano la legge dovrebbero essere lasciati in pace. Religione e ideologia dovrebbero essere e rimanere libere.
Questi accusatori infangano il buon nome dei testimoni di Geova mediante eccessi ed adescano i deboli promettendogli una libertà illusoria, mentre non la conoscono nemmeno essi stessi. La continua insistenza sul tema della libertà non è solo cattiva informazione, ma è un danno culturale, morale e psichico, che colpisce alcune persone e persino qualche raro testimone di Geova facendogli lasciare l’organizzazione. In questa maniera gli causano crisi di coscienza, sensi di colpa, depressione, smarrimento spirituale e persino odio, naturalmente, danno la colpa di ciò ai testimoni di Geova.
Considerando che alcuni lasciano l’organizzazione ci viene spontaneo chiederci, come mai quelle persone si sentivano oppresse dentro l’organizzazione? Il fatto che alcuni si sentono così indica che i testimoni di Geova reprimono la libertà altrui? Per capirlo, farò qualche esempio pratico, qualcosa che tutti nella vita abbiamo passato come esperienza. Mi ricordo, l’ultimo anno di studio prima di presentare la mia tesi di laurea, non riuscendo a stare al passo con gli studi per terminare la tesi, ebbi una specie di crisi di coscienza culturale che mi causò perfino mal di testa che durò due anni. Il motivo? Volevo la libertà di uscire la sera, andare con gli amici, fare qualche viaggio, insomma tutte cose che un giovane desidera. Mi sentivo oppresso, non potevo più di studiare, cosi vedevo di cattivo occhio i professori e l’università. Pensavo tra me che né i professori né il sistema universitario mi capivano e che non erano sensibili ai problemi dei giovani. Secondo voi, potevo accusare i miei professori e il sistema universitario di reprimere la libertà dei giovani? Un giudice avrebbe preso per buona la mia accusa contro il sistema scolastico? I miei sentimenti, la mia crisi, la depressione erano problemi miei e non del sistema universitario. Un giudice e qualsiasi persona ragionevole non avrebbe mai accettato le mie presunte accuse contro i professori e l’università. Sicuramente avrebbero fatto una bella risata; non è vero?
Lo stesso problema può presentarsi ai giovani di oggi. Può un giudice prendere per buona l’accusa di alcuni ragazzi secondo la quale i loro genitori reprimono la loro libertà costringendoli di tornare presto la sera mentre loro vorrebbero stare di più? Se voi foste il giudice avreste accusato i genitori di reprimere la libertà dei loro figli che amano tanto?
Anche il Telefono Azzurro, secondo un intervista televisiva, dichiarava che i loro psicologi, volontari e specialisti riescono a distinguere le telefonate dei bambini che sono veramente vittime di abusi da quelle di bambini che telefonano solo perché sono arrabbiati con i loro genitori. Una psicologa diceva che qualche volta si rende necessario un’interrogazione con domande particolari per poter distinguere gli abusi veri e propri da quelli presunti.
Perfino il cinema ha preso spunto da questi casi. Mi ha colpito un film in particolare di genitori separati che hanno figli. La madre, non contenta della decisione del giudice di permettere al padre di prendere i figli con sé durante il weekend, iniziò a fare il lavaggio del cervello ai propri bambini mettendo in cattiva luce l’altro coniuge come una persona cattiva. Così, una semplice sculacciata dal parte del papà diventa maltrattamento e abuso di potere. Ecco cosa la mamma diceva ai bimbi: “Avete visto, il vostro padre è cattivo, vi picchia per niente, vi odia mentre io vi voglio bene”. Povero papà, cosa doveva subire! A causa di uno dei genitori i figli hanno crisi di coscienza e odio.
È proprio questo ciò che succede ad alcune rare persone che non si sentono libere nell’organizzazione dei testimoni di Geova; o perché non riescono a stare al passo con il resto del gruppo o perché danno più ascolto alla propaganda di ex testimoni di Geova, critici e cosiddetti studiosi. Personalmente non riesco a giudicare un organizzazione dalle esperienze negative di alcuni che escono da essa. Certo, è giusto essere informati ma non posso considerarli degni di fiducia per i motivi sopraccitati.
In realtà lo scopo di alcuni critici ed apostati è proprio quello di intimidire e indebolire la fede di alcuni testimoni così che lascino l’organizzazione. Ecco perché il fondatore del cristianesimo, Gesù Cristo, disse nel vangelo di Matteo 7:14 queste sagge parole: “stretta è la porta e angusta la strada che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano”. Certo, la strada del vero cristianesimo non è non affatto stretta, sicuramente Gesù intendeva che sono gli altri a farcela stretta. A volte ce la fanno talmente stretta al punto che alcuni cristiani testimoni di Geova si sentono veramente soffocati. La crisi di coscienza, la depressione, il timore di professare la propria fede e perfino l’odio è da attribuirsi alla propaganda delle organizzazioni antisette, apostati e alcune persone che fanno la “caccia alle streghe”. Se dessero più libertà agli altri, molti testimoni non si sentirebbero affatto così.
È questa la libertà che offrono?
Si può aver fiducia di tali persone?
Che effetto hanno queste accuse sui testimoni di Geova?
Se devo essere sincero, nel mio caso sta avendo l’effetto contrario. Ciò mi sta solo dimostrando che l’organizzazione dei testimoni di Geova è a favore della libertà dei propri individui mentre i loro accusatori non lo sono affatto. Com’è incoraggiante sapere che le loro accuse non impediscono alle persone di ascoltare o di diventare Testimoni! In Germania, durante una trasmissione televisiva, gli apostati dissero una quantità enorme di menzogne sui Testimoni. Un telespettatore capì che le accuse degli apostati erano assolutamente infondate e fu spinto a fare uno studio biblico con i Testimoni. Sì, a volte le calunnie possono avere risultati positivi!
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